Il 24 aprile la presentazione ufficiale Parte il Progetto Cicogne all’Oasi Cervara Iniziativa sostenuta da Fondazione Cassamarca
Venerdì 24 aprile, alle ore 11.00, saranno inaugurate ufficialmente, presso il Barco dell’Oasi Cervara, le strutture realizzate per ospitare le cicogne dell’Oasi.
Le strutture prevedono: la nuova voliera, il Casone attrezzato per ospitare visitatori e scolaresche riallestito con nuovo materiale divulgativo del progetto, le bacheche informative.
Fondazione Cassamarca prosegue nel suo impegno in campo ambientale avviato nel 2000 presso l’Oasi Naturalistica di Cervara promuovendo il :
PROGETTO SPERIMENTALE PER LA DIFFUSIONE DELLA CICOGNA BIANCA LUNGO L’ALTO CORSO DEL SILE
Il Progetto Cicogna è un intervento di carattere ambientale che prevede la realizzazione di un centro per l’allevamento e la liberazione di Cicogne bianche all’interno dell’Oasi di Cervara con il fine di invitare alla sosta nelle campagne dell’alto Sile le sempre più numerose Cicogne selvatiche che sorvolano la provincia di Treviso.
Il progetto mira, nell’arco di 4 -8 anni, a costituire una popolazione di cicogne di 10-15 coppie residentistabilmente nelle campagne tra Quinto di Treviso e Morgano contando sull’effetto di invito da parte di queste coppie nei confronti delle cicogne selvatiche.
Le cicogne liberate dal Centro e quelle selvatiche si riprodurranno utilizzando apposite piattaforme distribuite nell’Oasi e nelle campagne dove nasceranno giovani cicogne che, in libertà, potranno essere libere di migrare e tornare in seguito alla zona di nascita e, con lo sviluppo del progetto nel tempo, espandere la popolazione di cicogne lungo il corso superiore del Sile fino all’area delle Sorgenti del Sile, contribuendo così alla stabilizzazione della presenza della specie nella nostra regione.
PERCHE’ LA CICOGNA BIANCA?
Perché si tratta certamente di un uccello del tutto particolare, che da tempi lontanissimi ha legato la sua esistenza alla nostra, pur mantenendo la natura selvatica.
Perché i progetti finalizzati alla sua salvaguardia sono gli stessi che consentono la protezione e la ricostituzione delle zone umide.
Perchè è un animale che, per le sue esigenze ecologiche, rappresenta una specie bandiera in grado di stimolare l’uomo a porsi delle domande sulla gestione dell’ambiente che lo circonda. Basti pensare che la Cicogna ha bisogno di alimenti privi di pesticidi, necessità che hanno tutti gli altri viventi, uomo compreso.
Perché presso un “Centro Cicogna” l’approccio con il mondo animale, pur essendo molto facile, è fra i più positivi: si osservano uccelli che non hanno alcun timore dell’uomo ma nello stesso tempo vivono liberi in grandi spazi, volano altissimi nel cielo e mantengono il comportamento proprio della specie.
Perchè è una specie che in Europa sta incontrando un periodo di difficoltà e nei cui confronti ormai da diverso tempo hanno posto attenzione istituzioni di tutta Europa. I progetti cicogna sono occasione di scambio di esperienze e dialogo tra Paesi diversi accomunati dall’obiettivo comune di proteggere la Cicogna bianca.
Ed è proprio grazie alla Cicogna bianca che, nell’aprile 1994, si é potuto organizzare a Basilea (Svizzera) un simposio internazionale, con più di 230 partecipanti provenienti da 23 Paesi dell’Europa e dell’Africa con il proposito di sviluppare dei piani di azione comuni in favore della popolazione occidentale della specie.
LA CICOGNA BIANCA
La Cicogna bianca appartiene alla famiglia Ciconiidae, comprendente grandi uccelli trampolieri che frequentano paludi, prati e zone boscose; è facilmente riconoscibile per le notevoli dimensioni, infatti può raggiungere i 100 cm di altezza con un apertura alare di 200 cm e 4 kg di peso.
E’ un uccello molto socievole, soprattutto durante il periodo riproduttivo, molto spesso infatti costruisce il nido presso i centri abitati dove si è guadagnata nel tempo i favori degli abitanti infatti nell’Europa continentale, dove la sua presenza è considerata di buon auspicio, la scelta di un edificio come sede per il nido viene agevolata dalle popolazioni locali attraverso la fornitura di cassette e ceste, che ne forniranno l’impalcatura, o addirittura dalla predisposizione di apposite piattaforme o di falsi camini.
Frequenta solitamente le aree pianeggianti come terreni prativi, le paludi e le zone acquitrinose in genere, mentre specificatamente per l’alimentazione si reca nei campi arati, nelle risaie e lungo le rive di canali, fiumi e laghi.
Si nutre unicamente di cibi di origine animale; le sue prede abituali sono rappresentate da anfibi, lumache, larve ed insetti, molluschi, uova trovate sul terreno e piccoli roditori inoltre si ciba di pesce che cattura con il potente e lungo becco nelle acque basse.
La sua alimentazione comprende inoltre diverse specie dannose all’agricoltura.
Molti paesi, sia Europei che Africani,stanno avviando programmi di tutela delle popolazioni nidificanti e progetti di ripopolamento (dove la specie è in declino) o di reintroduzione (dove la specie è scomparsa come nidificante).
LE CAUSE DELLA SCOMPARSA DELLA CICOGNA ED IL SUO RITORNO
Sono diverse le cause che hanno allontanato la Cicogna bianca dall’Italia.
Fattori determinanti sono stati la caccia e il bracconaggio.
Tuttavia la Cicogna è diminuita moltissimo, o si è addirittura estinta, anche in ampie zone europee dove nessuno mai la ucciderebbe. Fino agli inizi del secolo scorso essa era presente in tutta l’Europa centrale, ma da allora si è praticamente estinta in Svezia Olanda, Svizzera, Belgio ed è assai diminuita numericamente in Germania, Francia e Danimarca. Per capire le cause del fenomeno, occorre ricordare che esistono due popolazioni di Cicogne bianche nidificanti in Europa, identificabili rispettivamente come “occidentale” e “orientale”.
La popolazione occidentale nidifica in Marocco, Algeria, Tunisia, Portogallo, Spagna, Francia (Alsazia), Germania ovest (Baden-Wuttemberg) e migra attraverso lo stretto di Gibilterra raggiungendo l’Africa occidentale a sud del Sahara, soffermandosi in particolare nella fascia del Sahel; una parte sverna nella penisola iberica e in Nord Africa.
La grave decimazione della specie si è verificata interamente a carico della popolazione occidentale le cui rotte migratorie attraversano regioni, come Francia e Spagna, dove la caccia è assai intensa.
Una volta giunte nei territori di svernamento in Africa occidentale, oltre a cadere in gran numero vittime delle popolazioni locali, le Cicogne non trovano più quale fonte di cibo i grandi sciami di Locuste vaganti nelle steppe e nelle savane, trasformate in coltivazioni e trattate con veleni.
Gli animali sopravvissuti, al ritorno, subiscono inoltre l’attacco dei cacciatori e, nella migliore delle ipotesi, giungono nelle zone di nidificazione in condizioni fisiche non ottimali per iniziare la fatica riproduttiva. La popolazione orientale, oltre a non subire un prelievo venatorio paragonabile all’ altra, arriva nelle zone di svernamento all’ inizio della stagione delle piogge: ciò permette alle Cicogne di trovare un alimento abbondante e diversificato.
Sembra quindi che la mortalità invernale e quella legata alla migrazione siano le maggiori responsabili della fortissima diminuzione della popolazione occidentale.
Non mancano tuttavia problemi anche nelle aree di nidificazione, dove negli ultimi decenni larghe estensioni di zone umide sono state trasformate in monocolture cerealicole, in cui si fa ampio utilizzo di veleni. Un’altra grave causa di mortalità, è la folgorazione causata dalle linee ad alta tensione.
II bracconaggio, che per tanti anni è stato praticato sistematicamente, è diventato sempre meno frequente. Possiamo affermare che, anche grazie all’attività dei Centri Cicogna operanti in Italia, c’è sicuramente un significativo ritorno della specie.
Nonostante tutto, avvengono sempre più frequentemente anche in Italia tentativi di nidificazione di Cicogne selvatiche, soprattutto nelle zone nord-occidentali.
LA CICOGNA BIANCA NEL VENETO
Allo stato attuale non esiste una popolazione residente di Cicogne bianche in Veneto, fatta eccezione per alcune coppie residenziali (sia libere che in voliera) presso il Centro Lipu di S.Elena di Silea e qualche coppia segnalata accidentalmente nidificante nelle campagne tra Padova e Vicenza.
E’ certo che attualmente vi sia un trend positivo nel transito di cicogne nel Veneto e in provincia di Treviso. Ogni anno vengono avvistate cicogne di passo lungo la direttrice Venezia – fiume Piave – Alpi con individui che sostano in primavera lungo il greto del Piave. Recentemente, nel 2006, alcune cicogne sono state segnalate in stazionamento a Silea (TV) durante la migrazione presso e documentate dalle televisioni locali.
Per quanto riguarda i progetti cicogna, nel resto del Veneto non esistono altre realtà di rilievo.
LE AZIONI PREVISTE DAL PROGETTO
Il Progetto, per il quale è stato contattato come consulente il dott. Fabio Perco di Trieste, Faunista, già progettista del primo Centro di reintroduzione italiano di Racconigi (CN) operativo dal 1985 e del Centro Cicogna di Fagagna (UD) operativo dal 1989, prevede i seguenti interventi:
• l’avvio di contatti con parchi naturali e riserve europee per il reperimento delle prime coppie di cicogna bianca;
• la realizzazione di una voliera di ambientamentoall’interno dell’Oasi di Cervara nella quale introdurre e mantenere in vita le coppie di cicogne al fine di far loro perdere l’istinto migratorio;
• l’installazione di nidi artificiali disposti sui tetti delle strutture all’interno dell’Oasi (casone, barco, tralicci elettrici, ecc….) oltre che su pali accuratamente posizionati allo scopo nell’area dell’Orto Botanico e dell’Osservatorio Ornitologico e nelle aree limitrofe (parcheggio, tracciato della Treviso-Ostiglia, terreni privati che acconsentiranno, ecc..);
• l’allestimento di un punto informativo e didatticoper visitatori e scolaresche che illustri la specie e le peculiarità del progetto all’interno del Casone di palude dell’oasi, che diverrà la “La Casa delle Cicogne”. All’interno saranno allestiti punti informativi multimediali e proiezioni di immagini che arriveranno direttamente dall’interno della voliera e dei nidi senza disturbare gli animali;
• la sensibilizzazione della popolazione di Quinto di Treviso e Morgano attraverso la predisposizione di materiale informativo e l’organizzazione di incontri aperti al pubblico;
• la ricerca di appezzamenti agrari esterni all’Oasi e di finanziamenti regionali e comunitari al fine di condurli a prateria stabile oppure prato umido con l’obiettivo di mantenere un ambiente idoneo per l’alimentazione spontanea delle cicogne una volta rilasciate nell’ambiente.