Dal 2 settembre Casa dei Carraresi accoglie la personale di Nicola Furlan intitolata “Luci e colori filtrati”.
La rassegna è curata da Elena Petras Duleba (Art Manager e Gallerista della D’E.M. Venice Art Gallery) e sarà presentata dagli storici e critici d’arte Siro Perin e Lorezo Renzulli.
Nicola Furlan, artista veneziano, si connota per un percorso artistico permeato di memorie tradotte nelle sue tele in chiave astratta. Ogni opera è la narrazione di un ricordo che arriva a celare dietro un velo, caricandolo della simbologia di un momento che appartiene a un tempo lontano, ma che ancora oggi suscita in lui il fremito di emozioni mai davvero sopite o obliate. La sua originale tecnica si impregna di un sapore filosofico, andando a coinvolgere antiche teorie ascetiche che guardano all’arte come a un mezzo che conduce alla libertà. Un astrattismo che possiamo definire libero e sentimentale, dove fondamentale è il ruolo delle emozioni e dei ricordi, che si esprime attraverso un uso attento della tavolozza, raggiungendo un cromatismo equilibrato. Per Schopenhauer il velo di Maya rappresenta ciò che nasconde la realtà delle cose del mondo, per Furlan è un filtro che sbiadisce, ma in qualche modo al contempo ingentilisce i ricordi di una vita lunga, intensa e piena di esperienze. Sempre attenta la sua scelta di colori, distribuiti con maestria sul supporto per dare vita a una composizione equilibrata e gradevole, parzialmente coperta o se si vuole attenuata o offuscata da quel velo, che in realtà la valorizza ulteriormente. Le forme che utilizza, sono semplici e possono ricordare singole pennellate osservate come attraverso una lente d’ingrandimento. L’insieme della composizione è caratterizzato dalla disposizione dei singoli elementi, con una resa di eccezionale precisione, intensità cromatica e di notevole dinamismo.
Spesso le opere astratte hanno titoli ermetici, generici, anonimi, vengono magari semplicemente numerate, le opere di Nicola Furlan hanno un approccio decisamente differente. Ognuna fa riferimento a un ricordo, ha quindi un suo titolo preciso: “Laguna in Secca”, “Brose”, “Bosco”, “Materia Grigia”, “La Pala d’oro”, “Nel mio giardino”, “Terra viva”, “Fondotinta”, “Con Paolo Veronese”, “Ricami di mia madre”, ecc. Ognuna è una storia che l’artista ci racconta. Dietro a questi e altri titoli ci sono opere che rimandano a ricordi d’infanzia, a fonti di ispirazione artistica, a incontri ed esperienze di vita quotidiana, magari anche banali, ma fissate in un ricordo e poi in un’opera. Ad emergere è un senso di intimità e non comune profondità. Non c’è solo una componente decorativa pur rilevante, ma pensieri alti che si concedono alla nostra vista solo attraverso il diaframma di un velo di lino, sotto al quale ci è permesso solo intravedere un segreto che viene custodito nella memoria dell’autore e che lui solo parzialmente decide di rivelarci e raccontarci, a suo modo.
“Nicola Furlan è a pieno titolo un pittore veneziano, ma è anche un artista contemporaneo sofisticato – afferma Elena Petras Duleba, gallerista della D’E.M. Venice Art Gallery e curatrice della mostra – La sua tecnica unica crea uno speciale effetto di armonia e uniformità, su superfici vibranti e vive. L’insieme della composizione è caratterizzata da una disposizione di forme individualmente semplici e ricche di movimento, dall’eccezionale intensità cromatica.
Nelle sue opere si nota l’insistenza sul concetto di duplicità: simbolo di Luce in movimento, in cui si fondono la natura umana con i suoi pensieri e il Divino senso di espandere Luce, in raggi lucenti che si muovono in armonia verso un infinito di sogni e fantasie dell’artista. Le cose allo stesso tempo sono e non sono ciò che sembrano appartengono a una classificazione reale, mentre si assumono in senso figurato d’Arte”.
La mostra sarà aperta fino al 22 settembre 2022, tutti i giorni dalle 15 alle 19.
Chiusura estiva della Fondazione
Firmamenti. Collana di cultura europea